Un atto concreto a favore dei giornalisti precari con bassi redditi e una vita professionale discontinua, destinati ad avere pochi e bassi contributi e quindi un futuro previdenziale molto problematico a causa del sistema di calcolo interamente contributivo, così come voluto dalla legge, delle pensioni dell’Inpgi 2. Il Comitato amministratore della Gestione separata Inpgi ha introdotto delle opportunità nuove e degli importanti strumenti di sostegno, che vanno incontro a diverse aspettative di freelance e precari, nel nuovo Regolamento dell’Inpgi 2, che ha ricevuto il 30 gennaio l’approvazione definitiva da parte dei Ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia) ed è quindi ora in vigore.
L’innovazione sicuramente più importante e di maggiore impatto riguarda la possibilità di chiedere una indennità “una tantum”, pari al totale dei contributi versati per la pensione maggiorati degli interessi, qualora al raggiungimento dell’età pensionabile (dal 2013 è 66 anni di età per gli uomini e per le donne) si cessi l’attività giornalistica autonoma senza aver maturato il diritto a una pensione autonoma all’Inpgi 2.
Si tratta di una norma che favorirà coloro che hanno avuto nella propria vita lavorativa collaborazioni saltuarie o poco remunerate. Dal 2013, infatti, il diritto alla pensione di vecchiaia all’Inpgi 2, che prima si otteneva con soli cinque anni di anzianità, si consegue avendo maturato almeno 20 anni di contribuzione effettiva, ovvero non vent’anni di semplice iscrizione. Infatti, dal 2012 per tutti i giornalisti libero-professionisti, così come succede per i co.co.co., è riconosciuta per ogni anno solare un’anzianità contributiva di 12 mesi interi solo qualora il proprio reddito non sia inferiore a quello minimo imponibile fissato dalla legge per i lavoratori autonomi (attualmente si tratta di circa 15 mila euro). Con un reddito inferiore, viene attribuito un numero di mesi di anzianità contributiva proporzionalmente minore
In parole semplici, l’effetto combinato di queste due norme renderà da ora più facile, a coloro che hanno redditi bassi o collaborazioni saltuarie, ottenere l’indennità “una tantum”, ovvero una sorta di “liquidazione” in unica soluzione di un importo pari ai contributi versati ai fini pensionistici più gli interessi, quando arriveranno ai 66 anni, invece di ottenere pensioni di pochi spiccioli, come accaduto finora.
In alternativa all’indennità “una tantum”, è possibile chiedere una pensione supplementare, calcolata sulla base dei contributi versati all’Inpgi 2, qualora si ottenga un trattamento pensionistico da un altro Ente previdenziale.
Ma le novità non finiscono qui.
Da oggi sarà possibile per gli iscritti all’Inpgi 2 riscattare presso la Gestione separata il servizio militare o quello del praticantato riconosciuto dall’Ordine dei giornalisti, qualora tali periodi non siano coperti da alcuna contribuzione previdenziale.
Un provvedimento importante per i co.co.co. è anche l’introduzione di una norma che prevede la costituzione della rendita vitalizia, a domanda dell’interessato, nel caso sia intervenuta la prescrizione per i contributi che avrebbe dovuto versare il committente. Tale rendita vitalizia è pari alla pensione o alla quota di pensione che spetterebbe al giornalista in relazione ai contributi omessi. Una norma, insomma, che tutela i co.co.co. nel caso in cui il committente per cui hanno collaborato non abbia versato materialmente i contributi dovuti. Con la costituzione della rendita vitalizia, il collaboratore non perde nulla sulla sua futura pensione.
Un’altra novità importante riguarda le giornaliste libero-professioniste. Da oggi potranno ottenere una indennità di maternità non più esclusivamente rapportata al reddito percepito, ma otterranno in ogni caso un importo non inferiore all’80% del salario minimo stabilito dalla legge. Un notevole aiuto per le giornaliste che hanno rapporti professionali saltuari e a basso reddito.
Sicuramente molta altra strada occorre ancora percorrere per avere un sistema di welfare adeguato per i giornalisti freelance e parasubordinati. A cominciare dall’individuazione dell’equo compenso delle collaborazioni giornalistiche, per la quale l’Inpgi ha impegnato in prima persona il suo presidente, Andrea Camporese, come membro della Commissione che, come previsto dalla legge, dovrà riunirsi presso la presidenza del Consiglio dei ministri per definire i parametri dei compensi minimi. E pensando anche all’impegno che occorrerà chiedere al nuovo Parlamento, che verrà eletto il 24 e il 25 febbraio, di rivedere l’attuale sistema di calcolo contributivo che è stato imposto dalla legge all’Inpgi 2 e alle altre Gestioni previdenziali simili per il calcolo delle pensioni: un sistema iniquo, che condanna intere generazioni di lavoratori ad avere pensioni da fame, dopo una vita lavorativa precaria, con bassi redditi e lavori saltuari.
Ma le innovazioni introdotte dal 30 gennaio nel Regolamento dell’Inpgi 2 sono un importante passo in avanti a favore dei giornalisti freelance e precari che il Comitato amministratore della Gestione separata è riuscito ad ottenere con l’approvazione dei Ministeri vigilanti.
Massimo Marciano
Consigliere d’amministrazione dell’Inpgi in rappresentanza della Gestione separata
Grazie,molto interessante,ho condiviso.Buona giornata,mARIA tERESA.