Giancarlo Ghirra

di Giancarlo Ghirra (*)

Ci sono voluti oltre dieci anni, ma alla fine il Parlamento ha approvato il primo passo della riforma del Consiglio nazionale dei giornalisti, riducendo a 60 (contro gli attuali 156) i componenti dell’assemblea e del Consiglio nazionale di disciplina. La minoranza di Liberiamo l’informazione si è battuta anche con numeri ridotti per ottenere un risultato che pone le premesse per una riforma della professione giornalistica indispensabile se si pensa ai mutamenti rivoluzionari e drammatici degli ultimi decenni. La legge istitutiva del 1963 parlava al mondo delle linotype e del monopolio del servizio radiotelevisivo, oggi viviamo l’era dei social e del mutamento del modo di informare che a livello non solo italiano, ma planetario, pone problemi inediti a chi per professione fa il giornalista.

Il Parlamento è stato sensibile alle nostre richieste, approvando una legge che consentirà al Consiglio di lavorare con maggiore efficienza e di occuparsi delle nuove frontiere del giornalismo, riformando intanto l’accesso a una professione sotto attacco. Deputati e senatori hanno fatto un buon lavoro, ora la parola passa al Governo, che dovrà attuare con decreti legislativi il provvedimento, e potrà dunque consentire l’elezione di un Consiglio di respiro nazionale ma radicato nelle realtà regionali.

Dopo tante lentezze, chiediamo che i ministeri competenti si muovano in fretta anche perché c’è in gioco una legge complessiva sul sistema dell’editoria che potrà consentire di affrontare con maggiore serenità la crisi – gravissima – dell’industria dell’informazione in Italia. Insieme ai dirigenti degli altri organismi di categoria (Fnsi, Inpgi, Casagit), nel nome di un’unità non formale dei giornalisti italiani, abbiamo il dovere di ricomporre la frattura fra generazioni, lavorando per un’occupazione virtuosa, centrata sui diritti di chi lavora e di chi (il cittadino) pretende un’informazione corretta e libera. In questo contesto i consiglieri nazionali di Liberiamo l’informazione continueranno in questo e nel prossimo Consiglio, a lavorare per una coerente riforma di un Ordine che veda presenti nei suoi Albi quanti fanno i giornalisti, sottraendo a chi esercita con brutalità il nobile mestiere di editore di sfruttare l’enorme massa di disoccupati sottoccupati e precari, abbandonati ai meccanismi di un mercato selvaggio e vittime di scelte demagogiche e clientelari.

(*) Consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti

Ordine: Ghirra, «Primo passo per una riforma che ci metta in linea con i tempi»
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