Il quesito di N.:

Salve, avrei intenzione di aprire un’associazione con due amici giornalisti. In poche parole il nostro editore ci corrisponde, previa presentazione della fattura, circa 3000 € mensili come rimborso fisso e compensi nostri.

Solo che un amico commercialista mi ha detto che è difficile far girare queste cifra utilizzando una associazione ma lui consiglierebbe una cooperativa e poi dei co.co.co. con relativa contribuzione Inpgi 2.

Cosa ne pensa lei? Grazie.

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La risposta di Massimo Marciano:

Caro collega,

penso che la soluzione proposta dal commercialista sia ineccepibile dal punto di vista formale ma dispendiosa economicamente per voi. In sostanza dovreste sottoscrivere un atto notarile per aprire una società cooperativa. Conseguentemente ci sarebbero tutte le necessarie scritture contabili da tenere con la collaborazione di un professionista e gli obblighi di legge relativi al bilancio. Poi dovreste avvalervi anche di un consulente del lavoro per preparare le buste paga per voi stessi e provvedere all’iscrizione come azienda all’Inpgi per versare all’Inpgi 2 i contributi relativi alle vostre collaborazioni.

Il punto vero è capire, visto che il vostro è in sostanza un lavoro di service per conto terzi, se l’editore per il quale lavorate intenda o no attivare dei rapporti co.co.co. individuali con ognuno di voi. Immagino, dalla soluzione prospettatavi dal commercialista, che l’intenzione dell’editore sia quella di avere un rapporto con una società esterna, che se la veda poi lei con i collaboratori. Così fanno spesso gli editori per evitare il più possibile di rendere evidente il rapporto continuativo e, spesso, di fatto subordinato con il giornalista. Ma questo, come ti ho detto prima, complica la vostra organizzazione del lavoro e vi grava di spese che sono interamente a carico vostro. Una considerazione che dovete tenere presente qualora decideste di aprire una cooperativa.

La proposta dell’associazione che tu avanzi potrebbe essere perseguita nella forma di associazione fra professionisti: uno studio professionale associato. La soluzione consentirebbe all’editore di avere un unico interlocutore e a voi di avere la possibilità di iscrivervi all’Inpgi come liberi professionisti per la parte di retribuzione che vi compete individualmente. Sarebbe la soluzione più semplice, come puoi leggere nelle faq sul sito dell’Inpgi per i liberi professionisti:

Sono un giornalista socio di uno Studio associato all’interno del quale svolgo attività giornalistica, sono tenuto a iscrivermi alla Gestione separata?

Si, perchè la tua attività non è considerata di natura imprenditoriale, ma ha vero e proprio carattere professionale autonomo, e in quanto tale è assoggettabile a contribuzione Inpgi.

Se con il termine associazione intendi, invece, non uno studio associato tra professionisti ma un’associazione con uno scopo diverso, ad esempio un’associazione culturale, questo non vi sottrae dall’obbligo, esercitando un’attività commerciale di fornitura di servizi, di aprire una partita Iva. Ti faccio presente che un’associazione, per non essere considerata dal fisco come una società commerciale, deve dimostrare di avere una prevalenza di attività non commerciale, come ad esempio l’associazione culturale che trae dal tesseramento dei soci la maggioranza delle proprie entrate. Ma non mi pare che questo sia il caso vostro.

Inpgi 2: quesiti – I soci di uno studio professionale associato versano singolarmente alla Gestione separata
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